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  • Immagine del redattoreLa Cornamusa di Paolo

Il kilt: guai a chiamarlo "gonnellino"!

La prima immagine che viene alla mente quando si parla di Scozia è il Kilt, seguito dal suono inquietante e malinconico delle Cornamuse e dal Whisky.

Molto spesso, forse troppo, il kilt, erroneamente, viene tradotto con "gonnellino", ma non fatevi sentire da uno scozzese, ne avrebbe sicuramente a male e, nella ipotesi più fortunata, potreste ricevere un "ammonimento" tipo: "It's a kilt, not a skirt!".

Il kilt tradizionale è confezionato con stoffa a quadri colorata, chiamata Tartan: esso, a seconda dei colori e degli intrecci, stabilisce a quale famiglia (o Clan) appartiene la persona che lo indossa e solo colui che può dimostrare affinità con la famiglia può avere quel particolare tartan. Ma nessuno vieta di indossare l'abbigliamento tipico scozzese a chi dimostra rispetto per queste tradizioni, basta scegliere un tipo di tessuto (tartan) di libero utilizzo (vedi per esempio Heritage of Scotland, Isle of Skye, Royal Stewart, ecc...).


Una cosa da evitare è considerare il kilt una sorta di costume, magari da indossare a carnevale! Oppure indossarlo solo per le grandi occasioni (matrimoni, funerali); il kilt è un indumento che può essere indossato sempre (come un paio di jeans per noi italiani).


Come si indossa il kilt? La regola fondamentale da tenere sempre a mente è: le pieghe vanno nella parte posteriore, e non davanti! Ma bisogna saper scegliere anche la lunghezza giusta: in posizione eretta, la parte finale del kilt deve arrivare poco sopra il ginocchio. E poi, a seconda dei casi, una t-shirt, una polo o una camicia. Nelle occasioni casual non deve mancare la cinta e lo sporran, classica "borsetta" appesa sul davanti (serve a riporre chiavi, portafoglio, cellulare in quanto il kilt non ha tasche). Calzini? Ovviamente lunghi fino a sotto il ginocchio, con risvolto, possibilmente a tinta unita e, nella gamba destra, incastrato uno sgian dubh, il tradizionale coltello che veniva usato per uccidere gli animali ma che ora ha uno scopo puramente decorativo.

Le scarpe completano l'abbigliamento: o stivaletti tipo caterpillar per un look casual, oppure scarpe nere con i lacci fino a sopra le caviglie per occasioni più formali.


Insomma, esistono tutta una serie di "indicazioni" da seguire per vestire il kilt in tutte le possibili situazioni, ma alla fine il buon gusto resta sempre obbligatorio.


E noi italiani, possiamo indossare il kilt? Non tutti sappiamo che possiamo "ufficialmente" (o ufficiosamente?) indossare il Royal Stewart Tartan, il colore della famiglia regnante. Infatti un aneddoto narra che il principe Carlo Eduardo Stuart (Bonnie Prince Charlie), figlio di Giacomo II Stuart, si trovò a capeggiare la ribellione giacobita del 1745. Questa trovò un tragico epilogo nella battaglia di Culloden Moor, svoltasi il 16 aprile 1746. Dopo la sconfitta, Carlo Stuart riparò in Vaticano, dove era cresciuto esule, e qui finì per morirvi solo, grasso ed alcolizzato. Non prima però di avere concesso agli italiani, in segno di gratitudine, l'onore di poter vestire il Royal Stewart Tartan, il tartan reale scozzese.

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